I soldi non sono tutto nella vita. Ancora una volta lo dimostrano i fatti!
Qualche giorno fa vi avevamo riferito della vicenda delle spese con carte di credito da parte di Sindaco ed Assessori della Giunta Paroli (con eccezione dell’Assessore Bianchini), spese che sono state giudicate “illegittime” dalla Corte dei Conti.
In base a tale sentenza il primo cittadino di Brescia si è offerto di restituire personalmente e per tutti le spese addebitate alle carte di credito comunali, essendo sua intenzione chiudere rapidamente il caso.
Purtroppo, in questi casi, alla materialità della vicenda si aggiungono anche due altri elementi: la legalità e l’eticità.
Per quanto riguarda la legalità apprendiamo dall’edizione on line del Giornale di Brescia (di cui qui a lato pubblichiamo l’immagine) che il Sindaco Paroli e 9 Assessori della sua Giunta di centrodestra risultano adesso indagati per peculato.
Insieme al Sindaco risultano iscritti sul registro degli indagati anche gli Assessori: Orto, Maione, Vilardi, Arcai, Labolani, Di Mezza, Rolfi, Margaroli e Taurisano. Lapidario il commento del Vice Sindaco, il leghista Fabio Rolfi, che si è limitato ad un lapidario “Vedremo gli sviluppi dell’indagine, chi ha sbagliato ne risponderà personalmente”.
Di questo ne siamo più che certi, come siamo certi che, a nostra memoria, è la prima volta che a Brescia succede una cosa del genere ed è imbarazzante che chi dice di avere introdotto l’uso delle carte di credito per garantire una maggiore trasparenza, abbia poi trascurato il piccolo particolare di motivare e documentare le spese sostenute.
Eticamente, poi, imbarazza ancora di più che 9 Assessori su 10 più il Sindaco risultano indagati eppure continuano tranquillamente a rimanere in carica come se nulla fosse accaduto. Certo, fino a sentenza vale la presunzione di innocenza, ma 10 indagati su 11 componenti del Governo della Città forse sono un pò troppi.
Il PD ha chiesto per questa vicenda le dimissioni del Sindaco e noi, da buoni cittadini che il ristorante se lo possono permettere poco o niente, restiamo a guardare gli sviluppi di questa vicenda con l’amaro in bocca.