(Roberta P.) – “Il caso Spotlight” oltre ad essere candidato a sei premi Oscar, è innanzitutto il riportare alla luce lo scandalo sui preti pedofili.
Inno al giornalismo d’inchiesta del regista Tom McCarthy, il quale punta su qualità che al giorno d’oggi si sono perse: il garbo e la sobrietà.
Non crea e non cerca il facile cliché per sconvolgere, inorridire il pubblico. Non punta sul facile sensazionalismo o sulla retorica, non serve.
Il tema, lo scandalo ci viene portato sul grande schermo da Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Michael Keaton attori, giornalisti, investigatori.
Un film da vedere perché è un film che permette di conoscere l’orrore che si nasconde dietro casa, che ti permette di capire senza farti venire l’ulcera, o quasi.
L’intento non è quello di raccontarvi o recensirvi il film, piuttosto alzatevi dal divano e andate al cinema.
L’intento è quello di proporvi la mia riflessione, modesta.
Finito il film come di consueto per film “basiti su storie realmente accadute” ci sono i titoli di coda che informano sul continuo del caso, davanti agli occhi una lista di città, nazioni di tutto il mondo dove si sono verificati casi di pedofilia su minori da parti di ecclesiastici. Tutto il mondo, tutto il mondo tranne l’Italia.
Ciò dovrebbe far riflettere: il nostro paese non è citato per mancanza di casi o non compare nella lista perché siamo il Paese del Vaticano, del cattolicesimo?
Personalmente credo sia per la seconda ipotesi.
In Italia non si vuole né vedere né sentire. In Italia si tace, si nasconde.
Non è vero che non ci sono casi di pedofilia ecclesiastica, casi ce ne sono, e da sempre, ma solo raramente se ne parla. Tuttavia appare opportuno citare, a titolo di esempio, alcuni tra i titoli giornalistici più tristemente noti:
– Pedofilia: arrestato il parroco di Solza.
– Pedofila, polemica in Vaticano.
– Frate abusa di un chierichetto di 10 anni,
– Caso Giada, Don Marino torna a celebrare messa: la sospensione non riguardava gli abusi.
– Un sacerdote abusò di lui. La Curia gli offre 250 euro.
– Brindisi, prete pedofilo condannato a 3 anni e 8 mesi per abusi su minori.
– Giro di prostituzione giovanile a Brescia, coinvolto anche sacerdote.
La lista è lunga, lunghissima allora perché l’Italia non compare nei titoli di coda del film? A voi l’ardua risposta.