(Marco Pollonio) Giorni caldi per la “ex cava Pasotti”: pare infatti che per quella che è diventata un’oasi naturale sia giunta la fine. Sono infatti ripartiti i lavori di ritombamento della zona, lavori che porterebbero alla distruzione di quella che è ormai la casa di una fauna sempre più ricca.
Ma facciamo un passo indietro.
La ex cava Pasotti è situata nella zona sud-est di Brescia, tra il neoquartiere San Polino e Buffalora. Nella suddetta, col tempo, si è formato un laghetto, circondato da un rigoglioso bosco, che fa da casa a numerose specie di uccelli migratori( 39, secondo le stime più recenti, di cui 9 protetti dalla normativa europea perché in via di estinzione), oltre a essere ovviamente una risorsa verde per tutta la città.
Nonostante ciò, nel 2009 la giunta Paroli, nell’ambito dell’operazione del polo logistico Italgros, diede il via all’opera di ritombamento di tutta la zona, affidando alla ditta “Gaburri” l’esecuzione dei lavori. In seguito, però, dopo le forti proteste delle associazioni ambientaliste come il Comitato per la Difesa Salute e Ambiente (Co.DI.S.A.) con l’appoggio della Lega, la giunta ha fatto retromarcia, sospendendo ogni lavoro.
La situazione ha portato però un contenzioso legale tra la ditta Gaburri, pronta a portare avanti i lavori, e la Loggia. Ma a salvare l’oasi e l’ambiente ha provveduto il Tar della Lombardia, che, con la sentenza del 17 Maggio 2014 ha dato parere sfavorevole al ritombamento e alla distruzione del bosco.
Ma un clamoroso colpo di scena potrebbe porre fine a questo ecosistema raro e delicato: a inizio Luglio infatti sono ripartiti i lavori nella zona, autorizzati, a detta di Gaburri, dal comune stesso, il quale gli avrebbe riattivato la Dia( che da solamente la possibilità di recintare la zone, e montare gli uffici, non certo di abbattere il bosco). Dal Comune però, smentiscono. Il sindaco Del Bono e l’assessore all’ambiente Fondra ribadiscono che “non si ritomba nulla, per noi la ex cava fa parte del parco”.
Ci si aspetta ora che la situazione diventi chiara il più presto possibile, a volerlo sono soprattutto gli abitanti della zona che presidiano il parco ogni giorno, oltre ovviamente la rigogliosa fauna a rischio, vera “padrona” del parco.