Questa fotografia sta facendo il giro del Web e dei mezzi di informazione a testimoniare un modo un pò troppo “disinvolto” di rispettare limiti e norme delle autorizzazioni di cui si è in possesso.
Manifestazioni di questo tipo non incoraggiano certo i cittadini ad avere fiducia nei confronti degli imprenditori e delle imprese che operano a distanze sempre più ravvicinate dal centro abitato a causa di autorizzazioni non sempre condivise dalla cittadinanza che non ha mai mancato (anche in occasione dell’autorizzazione di un nuovo bitumificio alla stessa ditta) di manifestare la propria contrarietà.
L’immagine mostra una vera e propria “montagna” di asfalto fresato stoccato, o meglio dire “ammassato”, all’interno della stessa cava fino a costruire una montagna di materiale alta quasi 20 metri.
Per questa insolita montagna ben 140 cittadini hanno firmato un esposto preoccupati dalla presenza di una quantità di materiale sicuramente eccedente i limiti consentiti proprio all’interno di una zona ribassata dal piano e pertanto eccessivamente vicina alla falda che in quella zona diventa molto vicina al piano campagna.
A seguito di questo esposto presentato dal CodiSa nel mese di febbraio la Provincia di Brescia ha effettuato un sopralluogo dalla cui relazione è emerso che la quantità del rifiuto depositato “parrebbe eccedere la quantità massima assentita con l’iscrizione di cui in premessa”.
Il giorno 7 maggio è poi stato effettuato un secondo sopralluogo insieme al personale del Comando Stazione di Brescia del Corpo Forestale dello Stato che ha portato al sequestro del cumulo di asfalto fresato “con procedimento penale” e comunicazione di reato alla competente autorità giudiziaria.
Quello che colpisce in questa vicenda è che, ancora una volta, debbano essere i cittadini o i comitati ambientalisti a preoccuparsi della tutela della salute pubblica in assenza di continui e puntuali controlli tesi ad accertare il rispetto dei limiti imposti dalle autorizzazioni possedute.
Con questi presupposti è difficile biasimare i cittadini quando esprimono preoccupazione e disappunto in occasione di autorizzazioni all’apertura di impianti pericolosamente impattanti sulla qualità dell’ambiente come, ad esempio, la discarica di amianto di via Brocchi o il nuovo bitumificio proprio a favore dell’impresa destinataria di questo sequestro.