(Beppe Faraone) – Potrebbe tranquillamente sembrare il titolo di una storia di Topolino, ed invece è quello che succede a Brescia: un problema talmente serio da impegnare il Consiglio Comunale di Martedì per ben due ore!
Vediamo di capire insieme come sia possibile che la puzza di patatine fritte approdi in Consiglio Comunale.
Tutto parte dall’apertura in Corso Zanardelli di un locale per patatine fritte da asporto, il Chips House ma, secondo Margherita Peroni, “non è un bel modo per valorizzare il nostro centro” in quanto “le persone che escono dal Grande (n.d.r. il Teatro….) si scontrano con la puzza di fritto“.
Certo, è da apprezzare (!) tanta preoccupazione nei confronti delle persone che frequentano il Teatro Grande anche in considerazione del fatto che, probabilmente in piena stagione invernale, pellicce, cappotti e soprabiti di pregio potrebbero assorbire il cattivo odore delle patatine e impregnarne i tessuti.
Non è dello stesso parere il gestore del locale “incriminato” a detta del quale tutto sarebbe perfettamente in ordine con la normativa.
Ma per Forza Italia le patatine fritte impattano fortemente con il decoro del salotto buono della Città per cui si è ritenuto doveroso chiedere una stretta a nuovi esercizi alimentari da asporto con un emendamento, nel cui testo si legge: “In attesa che la Regione Lombardia emani i criteri urbanistici che consentiranno al Comune di dotarsi di un piano del commercio è vietata l’apertura di nuovi esercizi quali kebab, pizze al taglio, rosticcerie, friggitorie da asporto all’interno del quadrilatero di alto pregio, via X Giornate, corso Zanardelli, via Mazzini, piazza Loggia e piazza Duomo“.
L’emendamento è stato approvato anche se rimangono alcuni dubbi .
Per prima cosa non si capisce perchè i negozi di distribuzione alimentare debbano costituire motivo di degrado.
Se si vogliono portare i giovani in Centro non si capisce cosa ci sia di male nel metterli in condizione di mangiare una pizzetta, a meno che non si voglia trasformare “il quadrilatero di alto pregio” in un centro geriatrico all’aperto privo di vitalità con gravi ripercussioni anche sulle attività commerciali di altro settore.
In pratica, se costringi le persone ad andare a fare due passi da un’altra parte è probabile che le stesse vadano ad affollare i centri commerciali che non hanno di questi problemi, dove fra una pizzetta e l’altra magari decidono anche di fare compere in un negozio di abbigliamento o altro.
Meno giovani vuol dire meno persone e meno clienti potenziali per tutti gli altri negozi: se si vuole rianimare il Centro storico, fermare il degrado e mettere un freno alla lenta ed inesorabile chiusura dei negozi, probabilmente questa non è la strada giusta.
Sarebbe bastato impegnarsi a controllare bene gli aspiratori dei negozi di alimentari e multare quei pochi maleducati che, consumando le loro patatine, ne abbandonano le carte sulla scalinata del teatro.
Devitalizzare il Centro storico per colpa di qualche maleducato sa più di propaganda politica che di reale necessità.
In fondo a che serve avere un “quadrilatero di pregio” se poi i negozi chiudono e la gente sceglie di passeggiare altrove?