L’Anniversario della liberazione d’Italia (anche chiamato Festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno. È un giorno fondamentale per la storia d’Italia, simbolo del termine della seconda guerra mondiale nel paese, dell’occupazione da parte della Germania nazista, iniziata nel 1943, e del ventennio fascista.
Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino. In particolare il 25 aprile 1945 l’esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri anche Rodolfo Morandi – che venne designato presidente del CLNAI – Giustino Arpesani e Achille Marazza), alle 8 del mattino via radio proclamò ufficialmente l’insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti[2] (tra cui Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo). Entro il 1º maggio, poi, tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mette così fine a venti anni di dittatura fascista ed a cinque anni di guerra; simbolicamente rappresenta l’inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica,consultazione per la quale per la prima volta furono chiamate alle urne per un voto politico le donne, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.
Il primo governo provvisorio della Repubblica Italiana istituì la festa solo per il 1946, con il decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22 aprile 1946 (“Disposizioni in materia di ricorrenze festive”); l’articolo 1 infatti recitava: « A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale. » La ricorrenza venne poi celebrata anche negli anni successivi e dal 1949 è divenuta ufficialmente festa nazionale e in molte città italiane vengono organizzate manifestazioni in memoria dell’evento, in particolare nelle città decorate al valor militare per la guerra di liberazione o in quelle che hanno subito grandi perdite umane. La legge che istituì la celebrazione è la n. 260 del 27 maggio 1949. (FONTE: Wikipedia).
Insomma, negare il 25 Aprile è come negare un pezzo fondamentale della storia italiana. Ma poi, negare che cosa? La seconda guerra mondiale? L’occupazione da parte della Germania nazista oppure il termine del ventennio fascista?
Eppure, qualcuno che tenta di boicottarla c’è sempre e quest’anno abbiamo fatto una ricerca da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori. Riportiamo in parte il testo di un’articolo sull’argomento pubblicato su: espresso.repubblica.it
“….. Divieti, contromanifestazioni, Resistenza negata. Episodi che si succedono, anno dopo anno, un po’ in tutta Italia. Uscendo dalla cronaca e mettendo in luce il “pensiero” di chi non vorrebbe proprio celebrare la Festa del 25 aprile, di chi tenta in tutti i modi di ostacolarla, di chi resiste dal 1945. Rimaniamo a Nordest. A Portogruaro (Venezia) ogni anno, quando la banda comunale esegue “Bella ciao”, al termine della cerimonia nella storica piazza del Municipio, il picchetto militare e le rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma si assentano polemicamente. Domani si ripeterà la stessa scena. E a San Donà di Piave quest’anno, per la prima volta, il nuovo sindaco (Andrea Cereser, Pd) rilancia la celebrazione assieme all’Anpi. Fino all’anno scorso, l’ex sindaco Francesca Zaccariotto (Lega Nord), che dal 2009 è anche presidente della Provincia di Venezia, ha sempre negato l’esecuzione di “Bella ciao”, definendola un canto partigiano, non adatto a una celebrazione che è «la festa della libertà per tutti gli italiani, non la festa dei partigiani». Nel periodo del suo mandato di sindaco (2003-2013) ha incentivato la Festa di Primavera della Pro loco che, guarda caso, cade proprio il 25 aprile. Un episodio recente anche nella rossa Romagna. A Bellaria (Rimini) a pochi giorni dalla Festa della Liberazione è stato rimosso il monumento alla Resistenza nel piazzale davanti al Municipio. L’Amministrazione comunale (Popolo della Libertà, Udc, Lega Nord, Liste civiche) ha addotto motivazioni estetiche. Peccato che l’opera d’arte, realizzata dal maestro Luigi Poiaghi 35 anni fa, sia inserita nel catalogo dei Beni culturali regionali. Gennaio 2014. Ad Ascoli Piceno Andrea Maria Antonini (ex Fronte della Gioventù, poi An, Pdl, ora Forza Italia), assessore provinciale alla cultura, già vicesindaco di Ascoli, viene fotografato allo stadio con una croce celtica al collo. Associazioni e partiti politici del territorio chiedono, senza successo, le sue dimissioni. Il commento del presidente provinciale dell’Anpi, William Scalabroni, è netto: «Un assessore alla cultura non può permettersi il lusso di passeggiare sugli spalti dello stadio cittadino facendo bella mostra della sua persona addobbata di sciarpa con tanto di simboli celtici che inneggiano e rievocano quel nazifascismo autore dei peggiori crimini a danno dell’umanità». Per alcuni anni, proprio il 25 Aprile, a Cagliari sfilavano i neofascisti.
Nel 2012 l’Anpi, alcuni partiti (Udc, Pd, Idv) e una serie di associazioni e comitati cittadini hanno detto “basta”, chiedendo alle istituzioni di impedire quel raduno, nato quando il governo della città era in mano al centrodestra. La manifestazione, nata per ricordare i caduti repubblichini, si era via via trasformata in una vera e propria parata per le vie della città, con tanto di camicie nere e simboli fascisti.
L’unico risultato ottenuto dalla petizione è stato quello di impedire il corteo, ma non la manifestazione (che è stata confermata). Nonostante un’interpellanza urgente all’allora ministro dell’Interno Rosanna Cancellieri, firmata da una decina di parlamentari sardi. Ritorniamo nelle Marche. Il segretario provinciale del Pd di Ancona, Emanuele Lodolini, stigmatizza l’atteggiamento “offensivo e irrispettoso” del sindaco di Falconara Goffredo Brandoni (Lista civica di centrodestra) che, in occasione delle celebrazioni del 2009, avrebbe vietato alla banda comunale l’esecuzione di “Bella ciao” per poi farla intonare “solo a cerimonia chiusa”, dopo essersi tolto la fascia ed essersi allontanato dalla piazza. Lapidaria la motivazione del divieto: «Non mi piace», aveva dichiarato il Sindaco, che poi chiariva il suo pensiero: «Ho domandato al direttore della banda di attendere. Poi, una volta sceso dal palco e tolta la fascia, ho lasciato libertà totale, in quel momento potevano suonare quello che volevano, ma finché sono rimasto in piazza quella canzone non l’ho voluta. L’altra, “Fischia il vento”, è stata suonata ma non la conoscevo. “Bella ciao” però non mi andava proprio di sentirla in piazza Mazzini». Catania, 2010. L’Amministrazione comunale dell’ex sindaco Raffaele Stancanelli (Msi, An, poi Pdl), diserta la cerimonia in piazza Duomo e il corteo, al quale partecipano oltre 2.500 cittadini, in occasione della celebrazione promossa dall’Anpi…..” (Fonte: http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/04/24/news/via-bella-ciao-e-niente-festa-dei-partigiani-da-nord-a-sud-ecco-chi-nega-il-25-aprile-1.162820 )