Il Comitato Spontaneo contro le Nocività ha inviato alle maggiori autorità di Comune , Regione e Provincia una lettera aperta per affermare alcune situazioni di fatto in merito ai temi ambientali che ormai da anni coinvolgono il territorio bresciano. Ecco il testo della lettera:
” In tempi recenti si è spesso parlato di Parco delle cave e della sbandierata (ancorchè tardiva) volontà di realizzarlo da parte dell’attuale giunta comunale di Brescia; su questa intenzione, che speriamo sia qualcosa di più di un semplice proclama pre-elettorale, abbiamo qualche questione da sottoporre all’attenzione di amministratori e cittadini. Il futuro Parco delle Cave occupa quattro milioni e mezzo di metri quadrati di territorio nella zona sud est di Brescia, limitrofo ai quartieri di S. Polo, Sanpolino, S. Eufemia e Buffalora. Qui è stata effettuata per decenni, e tutt’ora prosegue, attività estrattiva di sabbia e ghiaia: un’attività di grande impatto dal punto di vista ambientale, che causa modifiche irreversibili al territorio aumentandone la fragilità e la vulnerabilità. Ciononostante questa zona, se opportunamente recuperata al cessare delle attività di cava, potrebbe essere una vasta area naturale risanata: un grande polmone verde di inestimabile valore per la città di Brescia, che soffre di condizioni particolarmente pesanti di inquinamento, così come i comuni confinanti. Sarebbe anche un enorme spazio a disposizione di flora e fauna che potrebbero liberamente ritrovare condizioni naturali in cui rinascere, sopravvivere e prosperare. Per capire meglio vi invitiamo ad una passeggiata virtuale in questa zona e in alcune aree immediatamente adiacenti, per vedere insieme cosa sta accadendo. Nell’ATE 19, ex cava Nuova Beton, qualcosa si muove: una consistente multa, di quasi cinque milioni di euro, comminata al cavatore Gaffurini per escavazione illecita, verrà convertita in recupero ambientale e cessione di terreni (e soprattutto acqua…) al comune di Brescia. E’ un progetto in corso d’opera, che dovrebbe essere elaborato da un tavolo di progettazione partecipata e che ci auguriamo coinvolga il maggior numero possibile di realtà locali e di cittadini. Se tutto procederà nella direzione giusta potrà essere costituito un primo “embrione” di Parco delle Cave, sicuramente prezioso; sottolineiamo però che una vera progettazione dovrà prendere in considerazione l’intera area del Parco delle Cave, e tenere conto di tutte le problematiche connesse, con un’attenta valutazione e monitoraggio per la tutela e il recupero delle aree di particolare rilevanza naturalistica, implementazione della naturalità, mitigazione delle fonti inquinanti, bonifica dei siti contaminati. Ora spostiamoci un po’ più in là e vediamo cos’altro c’è. Località “Bose”, cava Taglietti, ATE 20: qui si è a lungo cavato in modo illecito. Nel 2012 infatti l’Ufficio autorizzazioni cave del Settore ambiente della Provincia, con l’atto dirigenziale n. 1826, ha negato alla ditta “Taglietti Luciano” la proroga dei termini di scadenza per l’attività estrattiva di sabbia e ghiaia dando atto che lo stato attuale dei luoghi risulta difforme rispetto a quanto consentito e che l’attuale morfologia di parte dell’area di cava, diversa dai profili di escavazione previsti, non permette la realizzazione del recupero ambientale secondo il progetto autorizzato. Il comune di Brescia ha quindi avviato i procedimenti sanzionatori per gli interventi realizzati illecitamente. Abbiamo nei giorni scorsi presentato all’Ufficio cave del comune di Brescia una richiesta di accesso agli atti, per visionare la documentazione che ci permetta di capire l’entità dell’illecito ed avere così un’idea precisa dello stato del territorio che, lo ricordiamo, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere recuperato dal punto di vista ambientale secondo un progetto già concordato ma che allo stato attuale pare vanificato. Restiamo nel Parco delle cave e spostiamoci un poco più a nord, in via Brocchi. Qui c’è la discarica di amianto Profacta: per ora tutto è fermo, perché la discarica è stata posta sotto sequestro a seguito dei gravi illeciti denunciati e documentati dai comitati della zona, che hanno costantemente presidiato la discarica nei giorni di apertura. Siamo in attesa dell’esito dell’iter giudiziario nonché della pronuncia da parte del Consiglio di Stato, in maggio, nel merito del ricorso presentato. Un po’ più in là, tra via Cerca e via Serenissima, all’interno della ex cava Piccinelli, giacciono abbandonati rifiuti contaminati da cesio137 insieme a rifiuti pericolosi e di varia natura; la falda acquifera dista pochi metri dal materiale radioattivo. Ad oggi non esiste nessun concreto progetto di bonifica e l’unica misura di messa in sicurezza di emergenza è stata la sostituzione del vecchio telo di plastica (ormai gravemente deteriorato e lacerato) con uno nuovo, al fine di impedire che l’acqua piovana, penetrando nel terreno, provochi la contaminazione della falda sottostante. Continuiamo la nostra passeggiata verso Buffalora. Proprio nella zona nord del parco troviamo un laghetto di cava (ATE 24) con adiacente il vecchio bitumificio Gaburri: un impianto obsoleto e in scadenza di autorizzazione; qui le convenzioni prevedevano la dismissione dell’impianto e la realizzazione di un’area naturalistica, con una pista ciclabile che si vede già abbozzata ma ormai abbandonata. Nel febbraio 2009, con un atto di indirizzo specifico, l’amministrazione comunale ha deciso di cambiare la destinazione dell’area per favorire la realizzazione di un polo logistico: circa 200.000 metri quadrati di capannoni, parcheggi e aree destinate ad accogliere le merci in transito di tutti i supermercati facenti capo alla famiglia Odolini. Gli aironi cenerini e tutti gli altri uccelli acquatici che attualmente stazionano e si nutrono in questo laghetto sono destinati a lasciare il posto a camionate di merci da distribuire in lungo e in largo per la provincia bresciana. Dirigiamoci verso est, appena al di là dei confini del Parco ed entriamo nell’oasi, la ex cava Pasotti ora rinaturalizzata. Possiamo passeggiare attorno ad un laghetto di falda affiorante circondato da un bosco di pregio, un luogo che oggi offre rifugio e ospitalità a molte specie di uccelli anche rari e protetti dalle normative comunitarie. Purtroppo questo luogo incantevole si sta progressivamente trasformando in una sorta di discarica abusiva: all’ingresso e sui bordi del lago si accumulano rifiuti di varia natura, molti alberi sono stati bruciati mentre altri, anche di grandi dimensioni, sono stati tagliati e giacciono a terra abbandonati. E’ uno spettacolo davvero desolante. Ricordiamo che la Soprintendenza ai Beni paesaggistici e architettonici si è opposta al progetto del cavatore Gaburri che intendeva abbattere il bosco e ritombare il lago con rifiuti inerti; ricordiamo anche che contro questo diniego lo stesso Gaburri ha presentato ricorso al TAR, che si esprimerà nel merito nel mese di dicembre 2013. A questo punto quindi ci chiediamo: se i continui attentati all’integrità dell’oasi non saranno fermati, a dicembre cosa resterà da salvare? Perchè il comune di Brescia non è intervenuto in tribunale per opporsi al ricorso di Gaburri? Ma soprattutto, a chi giova tutto ciò? Il Comitato spontaneo contro le nocività, insieme a Legambiente e Codisa, ha denunciato quanto sta avvenendo a Provincia e Comune di Brescia, Corpo forestale dello Stato, Soprintendenza ai beni paesaggistici, Ersaf. Attendiamo risposte ed interventi di tutela che speriamo arrivino prima che sia troppo tardi. Proseguiamo per via S. Benedetto, una strada sterrata che dal quartiere di Buffalora si dirige in uno degli ultimi brandelli di campagna. Alla nostra sinistra il grande campo dove fiorivano i fiordalisi non esiste più: al suo posto un paesaggio quasi lunare, una buca enorme destinata ad ospitare il nuovo bitumificio Gaburri, che contribuirà ad ammorbare l’aria con emissioni mefitiche e un incessante transito di mezzi pesanti. Pure contro questo progetto, che riteniamo insostenibile, abbiamo redatto una serie di osservazioni (purtroppo disattese) nel corso della valutazione ambientale strategica e abbiamo presentato ricorso, con le associazioni di cui sopra, contro l’approvazione rilasciata dallo sportello SUAP del comune di Brescia e contro tutto il progetto di gestione dell’ATE 25. E come per tutto il resto anche per questo siamo in attesa degli eventi. Passiamo oltre. La via S. Benedetto ora cambia nome e diventa Strada vicinale Castella in nome della bellissima e antica cascina che il comune di Rezzato ha intimato al proprietario (sempre Gaburri) di conservare e tutelare; a causa dell’incuria la cascina è crollata ed è stata definitivamente abbattuta dal cavatore. Tutto intorno si estende la cava Gaburri (ATE 25). Si trova nel comune di Rezzato, ma è molto vicina alle prime case di Brescia: a dividere i due comuni la strada sterrata che conduce ad alcune delle poche, bellissime cascine che ancora resistono. Qui ha nidificato il cavaliere d’Italia, specie rara e protetta, e tra qui e l’oasi appena lasciata alle nostre spalle sono state osservate trentanove specie diverse di uccelli, di cui nove ad alto valore naturalistico e tre protette dalla direttiva europea “Uccelli” 09/147. Questa preziosa zona umida, che andrebbe tutelata e difesa, è probabilmente destinata a divenire un ammasso di rifiuti perché è in corso la procedura di VIA, presentata da Castella s.r.l., per la realizzazione di una discarica di ben 1.890.000 metri cubi di rifiuti, per la maggior parte putrescibili, ove è anche prevista la costruzione di un impianto di produzione di biogas. Castella: da una bellissima e antica cascina ad un enorme cumulo di immondizia! Questa discarica, se realizzata, oltre ad essere la pietra tombale per la vivibilità del quartiere di Buffalora, sarebbe anche una ferita difficilmente rimarginabile per tutta la zona, in termini di consumo di suolo, perdita di preziosi ecosistemi, distruzione di zone umide, peggioramento della qualità dell’aria, modifica irreparabile del territorio, bruttura paesaggistica, incremento di traffico, seri rischi per la falda acquifera. Fermiamoci qui per ora e soprassediamo sull’enorme elettrodotto TERNA in corso di autorizzazione che dovrebbe partire da qua e proseguire all’esterno del parco verso Castenedolo. Vorremmo chiudere con qualche riflessione. Il Parco delle cave (un vero parco naturalistico, e non una bufala) è una necessità, non solo per la zona est di Brescia ma per tutta la città e le zone adiacenti. Per realizzarlo occorre affrontare problemi complessi, che hanno a che fare con la regolamentazione e la cessazione dell’attività estrattiva, con il divieto di introdurre nuovi impianti, con l’effettiva realizzazione dei progetti di recupero ambientale delle cave cessate previsti dalle convenzioni, con la necessità di bonifica delle zone inquinate, con la tutela delle aree naturalistiche e con l’apposizione di un forte vincolo ambientale che ne impedisca qualsiasi diversa destinazione. E’ quindi indispensabile un’assunzione di responsabilità da parte degli enti che continuano imperterriti a rilasciare nuove autorizzazioni per impianti inquinanti e discariche, aggiungendo devastazione alla devastazione e ignorando il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e riconosciuto anche dalla normativa regionale che inserisce Brescia ed i comuni limitrofi in “Zona critica A1”. Ad oggi però la difesa dell’ambiente, e conseguentemente della salute, pare affidata unicamente all’instancabile impegno dei cittadini sensibili a queste tematiche. I cittadini si vedono così costretti a supplire alla latitanza delle istituzioni mettendo in campo il proprio impegno, risorse economiche, tempo rubato alle famiglie e agli interessi personali, dimostrandosi in questo modo gli unici in grado di contrastare la logica del profitto che pare prevalere fra chi, al contrario, avrebbe il compito di decidere per il benessere collettivo. E’ un compito pesante e costellato da numerosi ostacoli e delusioni, ma fonte di nuove conoscenze, scoperte sorprendenti e piccole soddisfazioni che ripagano della fatica profusa; è anche occasione di nuovi incontri ricchi di condivisione e di solidarietà talvolta inattesa: ed è per questo che non intendiamo arrenderci.
Brescia, 20 marzo 2013
COMITATO SPONTANEO CONTRO LE NOCIVITA‘ “